venerdì 23 agosto 2013

Via Consolare Pompea: la storia di una strada millenaria dimenticata da tutti


Una Fondamentale premessa, nelle foto che vedete è ritratto quel che si pensa resti dell'antica via Consolare Pompea, in realtà ci sono varie teorie, tra cui quella che tutto ciò abbia origini naturali, ovvero che non sia opera dell'uomo ma che si tratti di un fenomeno soprannominato Beachrock (vi consiglio di leggere i commenti a questo post a fine articolo).

Quindi prendete queste immagini col beneficio dubbio, sapendo che però quanto segue riguardo la storia di tale via è vero.

Se facciamo una passeggiata sulla spiaggia dalle parti di Ganzirri non possiamo non notare che certe volte dalla sabbia emerge un lungo lastrone di rocce unite tra loro da una sorta di "cemento", molto duro e compatto, che si distacca e interrompe nettamente la spiaggia (come potete vedere nella seconda foto in basso).

Si sa, Messina da un centinaio di anni a questa parte non brilla di chissà quali pregi artistici, architettonici o archeologici: l’antico splendore di quella che un tempo era la porta sul Mediterraneo, aspramente contesa per secoli, si è perso insieme alle macerie e alle scosse che hanno distrutto la città. Ma non tutto è andato perduto: rovine risalenti a più di 2000 anni fa sono ancora in larga parte intatte. Messina, al tempo Messana, facente parte dell’Impero Romano, era una fiorente e prospera città con un grande porto e, in quanto romana, con grandi strade.



Una di queste strade la conosce ogni messinese: via Consolare Pompea. Il nome dovrebbe già far riflettere sulle sue origini: magari non tutti ci hanno pensato, e chi lo ha fatto non immagina di certo che quella strada, costruita dal console Pompeo, esiste ancora e per brevi tratti è a galla. Non sorprende che praticamente nessuno sappia della sua esistenza: sul web non si trova nulla (salvo brevi ma importantissimi accenni di messinaierieoggi.it, che ringrazio vivamente), e, chiedendo anche ai più anziani ed esperti conoscitori del territorio, non si ottengono risposte.


Passeggiando per le spiagge di Ganzirri si nota un “ostacolo” che impedisce un facile ingresso in acqua: la conformazione è proprio quella di una strada. La nostra strada. Procedendo in direzione centro, i più attenti nuotatori nella zona di Sant’Agata avranno certo notato sott’acqua delle pietre dalla forma somigliante a quella di una… strada! Le prove ci sono eccome, e tutti possono vederle (e toccarle). Ma ripercorriamo la storia di questa antichissima e importante via.



Correva l’anno 82 a.C.: Marco Perperna, generale romano, partigiano di Mario, era pretore in Sicilia. Gneo Pompeo, personaggio destinato a segnare la storia di Roma, aveva il compito di eliminare il disertore e preparò una spedizione in Sicilia. Durante il soggiorno Pompeo diventò anche utile alla nostra città: fece riparare e costruire un lunghissimo tratto di strada che collegava Messana a Torre Faro. La strada fu aperta nel 72 a.C., anno in cui, in Spagna, moriva Perperna per mano dello stesso Pompeo.


Certo altre città possono vantare reperti e rovine ben più importanti e grandi: ma per chi non ha più nulla, perché dimenticare e ignorare un pezzo di storia? Chissà quante persone hanno visto o percorso la Consolare Pompea senza sapere che uno dei più grandi generali della storia vi ha camminato pure: il primo passo per valorizzare il nostro territorio è innanzitutto conoscere la sua storia e diffonderla.

Articolo scritto da Giulia Bitto
Foto di Marco Crupi

3 commenti:

  1. è possibile,bisognerebbe farla analizzare da esperti archeologi in opere viarie romane,ma anche ai margini della Zona Falcata vi sono banchi molto profondi di un conglomerato cementizio,che taluni esperti dicono di formazione naturale per le alte pressioni subite dai litorali dello stretto in lontane epoche geologiche,gli antichi chiamavano questa sussistenza "Il muro di Orione" riprendendo il mito arcaico che quando Orione buttò la falce dai Peloritani per formare il porto falcato,lo consolidò con questo muro,il fondo quel mito ripercorre l'azione dei torrenti che depositando materiali alluvionali provenienti dai Peloritani,attraverso i torrenti,formarono la falce del porto appoggiandosi a questo muro naturale.

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    1. Grazie per il commento Antonio, è molto interessante quello che hai scritto! È vero, sarebbe molto bello sentire il parere degli esperti magari supportato da studi scientifici.

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  2. Riporto un commento da facebook su questo argomento:

    "Capo Peloro forma l’estremità nord-orientale della Sicilia (Messina). È formato da una lingua bassa e prevalentemente sabbiosa. È il punto d'ingresso nord dello Stretto di Messina ed è pertanto il luogo di incontro tra il mar Ionio e il mar Tirreno. La costa del capo è attraversata da fortissime correnti marine per la cui azione la conformazione delle spiagge muta annualmente.
    Nella zona sommersa, lungo la costa, si nota la presenza di una fascia scura parallela alla battigia. Essa si sviluppa attorno a tutta la lingua di Capo Peloro. Affiora in acqua e localmente anche sulla spiaggia (vedasi zona vicino Ristorante Anselmo), in modo discontinuo, in quanto coperta dalla sabbia. È mediamente ampia tra i 20 e i 50 metri, ma si estende fino ad almeno 200 m dalla linea di costa. Si tratta di un corpo roccioso sedimentario formato da un paraconglomerato ad elevata durezza e con una stratificazione debolmente immergente verso mare. I clasti del conglomerato sono costituiti da rocce metamorfiche di alto grado e sono immersi in una matrice sabbiosa (prevalentemente grani di quarzo) con cemento carbonatico. Le rocce in questione sono delle beachrock, ovvero delle peculiari rocce che si formano lungo la linea di costa per ripetute fasi di cementazione del carbonato ed esposizione subaerea. (Roberta Somma)"

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